Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIII – 09 maggio 2015.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Nuove sull’organizzazione funzionale del cervello degli anziani. Studiando 115 persone (65 donne) in buona salute fra i 76 e i 94 anni, Perry e vari colleghi australiani della University of New South Wales di Sidney hanno ricostruito reti microstrutturali di 512 regioni corticali e sottocorticali dell’encefalo degli anziani. Le regioni principali per i collegamenti funzionali, dette hub, hanno mostrato caratteristiche di connettività molto simili a quelle dei giovani adulti, mentre il dimorfismo sessuale è apparso molto marcato, più di quanto si attendessero i ricercatori. In particolare, nelle donne sono state rilevate connessioni interemisferiche più forti fra le cortecce prefrontali e del giro del cingolo. Sono poi stati caratterizzati dei sub-networks, a sinistra specializzati nel linguaggio e a destra nella percezione visiva dello spazio. L’insieme dei dati emersi, che richiede ancora di essere studiato e comparato con dati e nozioni acquisite in precedenza, sembra fornire un quadro dell’assetto funzionale per vari aspetti nuovo e più distante da quello della neurodegenerazione incipiente e dal cosiddetto “invecchiamento patologico”. Lo studio, che sarà pubblicato su Neuroimage, suggerisce l’approfondimento della conoscenza morfo-funzionale del cervello sano nell’invecchiamento fisiologico ed indica una direzione da seguire per la precoce individuazione di patologie cerebrali della terza età.

 

Realizzato un sistema che scopre automaticamente tipi neuronici e microcircuiti cerebrali. Jonas e Kording, rispettivamente della University of California a Berkley e della Northwestern University di Chicago, hanno messo a punto una tecnica non parametrica bayesiana che consente ad un sistema automatico di scoprire nuovi neuroni e nuove configurazioni di microcircuiti nei dati di connettomica. La tecnica combina fra loro, in una maniera coerente in termini probabilistici e di principi neurobiologici, informazioni tradizionalmente usate dai biologi, quali localizzazione del corpo cellulare e distribuzione spaziale di sinapsi e connessioni. La procedura, che si è mostrata capace di rilevare i tipi neuronici conosciuti nella retina con un’efficienza maggiore degli algoritmi in uso, sembra in grado di scoprire nuovi tipi di cellule nervose e nuove vie nell’inestricabile ammasso di microcircuiti del cervello dei mammiferi [Elife 30 Apr 2015; 4.doi:10.7554/eLife.04250, 2015].

 

Autismo: identificato un meccanismo di alterazione della percezione visiva. Sfruttando le differenze note di proprietà nei campi recettivi magnocellulare e parvocellulare, Thompson e colleghi hanno individuato nella codifica temporale dell’informazione una fonte di alterazione della percezione visiva nei disturbi dello spettro dell’autismo. I ricercatori, facenti capo alla Swiburne University of Technology di Melbourne in Australia, hanno pubblicato un resoconto del loro lavoro su Neuropsychologia.

 

Cosa hanno in comune l’Ecstasy (MDMA) o “droga del rave party” e la fenfluramina, l’agente anoressizzante usato da modelle e calciatori? Sono le due sole molecole che agiscono sia sul trasportatore della serotonina SERT sia sul trasportatore vescicolare. Le molecole che agiscono sul SERT non interessano il trasporto vescicolare e viceversa, fanno eccezione la 3,4-metilene-diossiamfetamina (MDMA o Ecstasy), tristemente nota come droga spacciata nei rave parties, e la fenfluramina, usata nella frode sportiva e per migliorare la performance in passerella.

 

Il diabete non curato può causare e aggravare disturbi cognitivi. Se il danno dei nervi periferici causato dal diabete mellito, come polineuropatia, lesione focale o multifocale, è ben noto e trattato, meno noti sono i danni cerebrali che possono interferire con l’efficienza dei processi cognitivi. Studi recenti hanno dimostrato che la malattia fuori controllo provoca un precoce invecchiamento cerebrale che, nel corso di 20 anni, aumenta del 19% i difetti cognitivi rispetto alla popolazione sana della stessa età.

 

Per i cultori di neuroanatomia: sapete cosa si intende esattamente per amigdala estesa? La definizione è stata impiegata per indicare una macrostruttura formata dalla porzione centromediale del complesso dei nuclei amigdaloidei, dal nucleo mediale del letto della stria terminale e dalla colonna di neuroni che attraversa la sostanza innominata sub-lenticolare posta fra essi. È stata proposta l’inclusione nell’amigdala estesa di parti mediali del nucleo accumbens.

 

Smettere di fumare dormendo: un training basato sull’apprendimento inconscio durante il sonno. Interi programmi d’esame registrati e apparecchi “dedicati” con cuffie auricolari per l’ascolto durante il sonno si sono venduti per decenni in America, ma anche in Europa e in Australia, nell’erronea convinzione che si possa ritenere nella memoria dichiarativa semantica quanto ascoltato mentre si dorme. Dimostrazioni sperimentali in grande copia hanno dissolto ogni illusione e speranza degli studenti pigri, così come ogni profitto legato al commercio di strumenti per “apprendere senza fatica”. Lo stesso tipo di ricerche ha invece confermato la possibilità di apprendimento implicito o non dichiarativo o, come si suole dire, inconscio, durante il sonno. Su questa base vari gruppi di ricerca, a partire dalla prima presentazione alla comunità scientifica nel novembre 2014 di risultati positivi di un training per smettere di fumare, stanno sperimentando la possibilità di creare condizionamenti negativi durante il sonno per indurre l’abbandono della sostanza di abuso. In proposito, la dottoressa Ludovica R. Poggi ha proposto un breve testo inviato ai soci con l’alert per le note del 2 maggio scorso, che qui di seguito, su richiesta di visitatori del sito, riportiamo.

“Smettere di fumare attraverso un trattamento erogato durante il sonno sembra essere una concreta possibilità per il prossimo futuro. La neurobiologa israeliana Anat Arzi e i suoi colleghi del Weizmann Institute of Science di Rehovot hanno sottoposto a terapia sperimentale 66 fumatori intenzionati a smettere. Il trattamento, presentato per la prima volta a Washington, in occasione dell’ultimo meeting annuale della “Society for Neuroscience”, consisteva in un apprendimento condizionato olfattivo di tipo associativo, volto a generare repulsione. In pratica, i volontari ricevevano attraverso una maschera dei getti d’aria dall’odore del fumo di sigaretta, seguiti da sgradevoli effluvi di uova marce e pesce guasto. Nell’intenzione dei ricercatori, il periodo di condizionamento avrebbe dovuto indurre la tendenza ad evitare l’aroma di carta e tabacco bruciati perché associati alle emanazioni fetide percepite subito dopo. I fumatori sottoposti al trattamento durante il giorno, non hanno ridotto il numero di sigarette fumate; coloro che sono stati trattati di notte, durante il sonno «REM» associato alla produzione onirica, hanno ridotto il consumo del 12%; infine, i volontari trattati durante il sonno profondo hanno ridotto di oltre il 30% il consumo di sigarette nella settimana successiva. Tali risultati indicano che durante il sonno profondo il cervello può apprendere il ricondizionamento di un’abitudine dannosa per l’organismo. È perciò giustificato lavorare ad un metodo basato su questo principio e sulla modalità notturna di somministrazione, ma che abbia una percentuale più elevata di efficacia e una migliore accettazione (non tutti accettano l’idea dei cattivi odori), per tentare la disassuefazione da tutte le sostanze psicotrope neurotossiche.” (Ludovica R. Poggi).

 

Notule

BM&L-09 maggio 2015

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